
Parto in acqua: Pro e Contro per mamma e bambino
Fin dall’antichità, l’acqua è stato riconosciuto come l’elemento in cui si origina la vita; è simbolo di fertilità e femminilità e, ancora oggi, viene scelto da numerose mamme per compiere il gesto più importante e significativo della loro vita: mettere al mondo il proprio bambino.
L’uso dell’acqua durante il travaglio e il parto inizia con Igor Charkovsky che, già negli anni Sessanta, aveva intuito i numerosi benefici sia per la mamma, sia per il neonato; la pratica è stata portata avanti da Frédérick Leboyer, che era solito immergere i neonati nell’acqua calda per rendere più piacevole il passaggio dall’utero al mondo esterno.
Negli anni Settanta, il parto in acqua è arrivato anche in Italia, precisamente all’ospedale di Poggibonsi di Siena, con l’installazione della prima vasca per il parto naturale in acqua. Oggi, sono davvero tante le mamme che scelgono questa opzione per affrontare il parto, rendendolo meno doloroso e più confortevole sia per il neonato, sia per loro stesse.
Cos’è il parto in acqua?
Il parto in acqua consiste in una procedura che mette a disposizione della futura mamma un’apposita vasca dove affrontare il travaglio e il momento del parto. Rispetto alle modalità tradizionali, la presenza dell’acqua comporterebbe un gran numero di benefici per entrambi i “protagonisti”: permette di alleviare il dolore provato dalla madre allentando la tensione emotiva e aumentando l’elasticità del canale del parto e del perineo e concede al neonato il tempo necessario per abituarsi al mondo esterno.
Nonostante ciò, non tutti i medici sono favorevoli al parto in acqua, né tutte le future mamme possiedono i requisiti per poterlo affrontare; ecco perché è sempre opportuno valutare tutte le opzioni prima di procedere, calcolando anche gli eventuali rischi.
Parto in acqua: chi può farlo?
Come accennato, non è sempre possibile procede con il parto in acqua; questa opzione può essere tenuta in considerazione a patto che:
- la gravidanza sia singola e a termine;
- il personale sia appositamente formato;
- sia garantita un’assistenza one-to-one, interamente dedicata alla partoriente.
Al contrario, è totalmente sconsigliato il parto in acqua nei seguenti casi:
- gravidanza pre-termine;
- caso precedente di emorragia post-partum;
- febbre;
- sanguinamento vaginale;
- parto-analgesia.
Esistono, poi, altre condizioni che non escludono la possibilità del parto in acqua ma richiedono l’approvazione del medico:
- tampone vaginale positivo per SGB;
- parto vaginale dopo cesareo (VBAC);
- gravidanza gemellare;
- prom da oltre 24 ore;
- presenza di meconio nel liquido amniotico;
- feto in posizione podalica;
- infezioni in corso (HBV, HCV, Herpes, Covid-19);
- induzione con ossitocina.
Come si esegue il parto in acqua?
Il parto in acqua deve essere eseguito solo presso strutture appositamente attrezzate e quando ha inizio la fase attiva del travaglio. Nel corso della procedura, il nascituro viene costantemente monitorato tramite strumenti senza fili che ne rilevano il battito fetale e possono essere immersi nell’acqua senza ostacolare i movimenti della partoriente.
Detto ciò, bisogna tenere conto di alcuni aspetti fondamentali:
Caratteristiche della vasca
Per il parto in acqua vengono realizzate apposite vasche, con dimensioni tali da consentire alla mamma di potersi muovere liberamente e di assumere la posizione a lei più comoda. La sua profondità deve poter contenere almeno 70-80 centimetri di acqua e, ovviamente, deve essere costruita con materiali resistenti e igienizzabili.
Caratteristiche dell’acqua
La temperatura dell’acqua, poi, deve essere abbastanza calda: durante il travaglio deve essere compresa tra i 35 e i 37°C, per arrivare anche a 37,5°C al momento del parto. Al contempo, deve essere garantito il continuo ricambio dell’acqua, in modo che la vasca sia sempre pulita, tramite l’installazione di un apposito dispositivo.
Quando entrare in acqua?
Il momento ideale per immergersi nell’acqua della vasca coincide con l’inizio della fase attiva del travaglio, cioè quando la partoriente presenta una dilatazione del collo dell’utero di almeno 3-5 centimetri.
La futura mamma può assumere la posizione che desidera, assecondando anche i movimenti provocati dalle contrazioni; è compito dell’ostetrica, poi, intervenire nel caso in cui servissero delle manovre specifiche.
Il bambino potrebbe annegare durante il parto in acqua?
No, perché il parto in acqua sfrutta il cosiddetto “riflesso di apnea” caratteristico di un bimbo appena nato: si tratta di un sistema di auto-protezione che si attiva quando l’acqua entra in contatto con il viso del neonato, bloccando l’atto respiratorio. Un bambino perfettamente sano, quindi, non rischia di bere l’acqua e, quindi, di annegare; la respirazione si attiva solo a contatto con l’aria, cioè quando il neonato viene posto tra le braccia della mamma.
Quali sono i benefici del parto in acqua?
Il parto in acqua è consentito, come già visto, solo alle donne con una gravidanza priva di rischi o, comunque, a basso rischio. Ribadito ciò, è possibile compiere un elenco dei numerosi vantaggi che la procedura è in grado di offrire:
- favorisce una sensazione di benessere: poter galleggiare all’interno della vasca e avere la possibilità di assumere la posizione più comoda permette alla partoriente di affrontare meglio le contrazioni e l’evoluzione del travaglio;
- allevia il dolore: l’acqua calda stimola il rilascio di endorfine, che agiscono come un analgesico naturale, riducendo quindi il ricorso all’epidurale;
- aumenta la capacità di controllo: l’acqua contribuisce a sostenere il peso del pancione, riducendo così il carico sulla zona lombare e lasciando alla mamma più margine di movimento e iniziativa;
- favorisce la corretta respirazione: grazie all’umidità, la respirazione diventa profonda e regolare, il che agevola soprattutto le donne che soffrono di asma;
- ottimizza l’apporto di ossigeno al bambino: se la mamma è rilassata, allora l’ossigeno passa più facilmente attraverso la placenta;
- rilassa la muscolatura: i muscoli si distendono, compreso il perineo, riducendo la necessità di ricorrere all’episiotomia;
- rende confortevole l’uscita del bambino: il passaggio dall’ambiente uterino al mondo reale può essere traumatico per un neonato che, se si trova immerso nell’acqua, ha più tempo per abituarsi a ciò che lo circonda.
Quali sono i rischi del parto in acqua?
Gli studi scientifici in merito ai rischi e alle complicanze dovuti al parto in acqua sono molto scarsi; tuttavia, nel corso del tempo sono stati segnalati episodi di problemi respiratori neonatali, infezioni ed emorragie causati dalla permanenza in acqua sporca.
Detto ciò, le complicazioni che possono insorgere sono le stesse previste da un qualsiasi parto naturale. In ogni caso, per evitare conseguenze gravi e irreparabili, è sconsigliato il parto in acqua in caso di gravidanza a rischio, che presenta:
- madre affetta da alcune patologie, come diabete, preeclampsia, nefropatia, malattie infettive o di natura cardiaca e/o polmonare;
- placenta previa;
- gravidanza gemellare;
- ritmo cardiaco fetale irregolare;
- parto prematuro o gestazione protratta;
- grave malformazione fetale;
- posizione fetale podalica;
- bambino troppo grande;
- perdite di sangue anomale;
- presenza di meconio nel liquido amniotico.
Inoltre, il parto in acqua è controindicato:
- in presenza di sofferenza fetale durante il travaglio;
- se la fase espulsiva non procede regolarmente;
- se la partoriente è particolarmente nervosa o non si sente a proprio agio nella vasca.
Infine, il parto in acqua dovrebbe essere sospeso se la futura mamma si mostra eccessivamente stanca durante il travaglio.
Si può eseguire il parto in acqua in casa?
Il parto in acqua può essere eseguito anche in casa; in Italia sono poche le regioni che offrono l’assistenza necessaria e il rimborso delle spese sostenute, ma esiste una fitta rete di ostetriche libere professioniste sulle quali è possibile fare affidamento.
La vasca per il parto può essere acquistata o noleggiata tramite associazioni; prima di farlo, però, bisogna tenere conto del fatto che, quando totalmente piena, il peso della vasca raggiunge anche i 500 chili da concentrare in circa 2 metri quadri di spazio; di conseguenza, bisogna scegliere accuratamente il luogo dove posizionarla, perché deve essere strutturalmente stabile e sicuro.
Insieme alla vasca, poi, devono essere acquistati/noleggiati alcuni accessori:
- pompa di riempimento/svuotamento;
- termometro;
- telo monouso di protezione;
- retino per raccogliere il materiale organico.
Ovviamente, l’ostetrica che assisterà al parto deve essere specializzata e possedere tutta l’esperienza necessaria per intervenire in caso di bisogno.
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