Miomectomia

Miomectomia: in cosa consiste e a cosa serve

Quando bisogna rimuovere i fibromi uterini che causano sintomi e fastidi, si ricorre all’operazione chirurgica chiamata miomectomia. Le tecniche possono essere applicate sono tre, cioè laparoscopia, laparotomia e isteroscopia, tutte in grado di garantire ottimi risultati ma non di prevenire eventuali recidive.

Cosa sono i fibromi uterini e che conseguenze comportano?

I fibromi uterini sono i più comuni tumori dell’utero. Si presentano come dei noduli e sono composti da cellule muscolari e da grande quantità di tessuto fibroso. Le loro dimensioni possono variare da pochi millimetri fino a 20 centimetri e la loro comparsa va a compromettere la struttura dell’utero, riducendone la capacità contrattile.

In merito alla sintomatologia, alcuni fibromi si rivelano del tutto asintomatici, mentre altri possono provocare:

  • mestruazioni abbondanti;
  • ciclo mestruale più lungo;
  • anemia;
  • dolore alla zona pelvica;
  • gonfiore addominale;
  • senso di pesantezza al basso ventre;
  • stipsi o diarrea;
  • dolore alla minzione;
  • dolore durante i rapporti sessuali;
  • riduzione della fertilità;
  • aumento della probabilità di aborto spontaneo.

Dato che alcuni fibromi non presentano sintomi, la prevenzione è indispensabile per rilevarne in tempo un’eventuale presenza e intervenire tempestivamente. A tal proposito, è consigliato a tutte le donne in età fertile e in menopausa di effettuare regolari visite ginecologiche, complete di ecografia transvaginale, e pap test.

Quando è utile la miomectomia?

La miomectomia viene eseguita quando i fibromi uterini causano sintomi invalidanti, che non consentono alla paziente di condurre una vita normale. In particolare, le situazioni specifiche in cui diventa necessaria sono le seguenti:

  • anemia persistente, che non risponde ad alcun trattamento medico;
  • dolore senso di pesantezza al basso ventre continuo e insopportabile, che non si riesce ad alleviare con i tradizionali antidolorifici;
  • difficoltà nel raggiungere una gravidanza.

Questa operazione chirurgica è preferibile all’isterectomia: mentre quest’ultima, infatti, dato prevede l’intera asportazione dell’utero, con la miomectomia è possibile preservarlo e, quindi, garantire alla paziente di poter avere dei figli (se ancora in età fertile).

Come si esegue la miomectomia?

Per poter essere eseguita, la miomectomia deve essere preceduta da un’accurata fase di preparazione; questo perché si tratta di un intervento chirurgico che richiede l’anestesia, generale o spinale, quindi la paziente deve prima sottoporsi a una serie di controlli clinici:

  • esame obiettivo;
  • analisi del sangue;
  • valutazione della storia clinica (patologie, allergie, farmaci in corso di assunzione);
  • elettrocardiogramma.

Se i risultati dichiarano che non sussiste alcuna controindicazione, allora è possibile procedere con l’operazione. In base al numero, alla collocazione e alle caratteristiche del fibroma uterino, il chirurgo può eseguire la miomectomia seguendo tre diverse tecniche:

Miomectomia in laparotomia addominale

Con la miomectomia in laparotomia addominale, il chirurgo pratica un’incisione di diversi centimetri sulla pancia. La procedura è invasiva e la fase di recupero post-operatorio è molto lunga. In questo caso è prevista l’anestesia generale ed è indicata quando sono presenti nell’utero diversi fibromi di grandi dimensioni.

Miomectomia laparoscopica

La miomectomia laparoscopica è una tecnica chirurgica mini invasiva che prevede due o tre incisioni sull’addome attraverso le quali il chirurgo fa passare il laparoscopio (uno strumento dotato di luce e telecamera) e gli attrezzi chirurgici. Anche in questo caso è necessaria l’anestesia generale ed è indicata quando in utero sono presenti massimo due fibromi non più grandi di 5-6 centimetri.

Miomectomia isteroscopica

La miomectomia isteroscopica è una tecnica sempre mini invasiva che prevede l’introduzione di un particolare strumento, chiamato resettoscopio, attraverso la vagina e la cervice uterina fino all’utero. Come il laparoscopio, anche il resettoscopio è dotato di luce e telecamera, oltre che di una sorgente di scariche elettriche; queste ultime servono al chirurgo a eliminare il tessuto di cui sono composti i fibromi.

Questa tecnica è indicata in presenza di fibromi uterini di dimensioni medio-grandi e di tipo sottomucoso e si può eseguire sia in anestesia generale, sia in anestesia spinale.

Quali sono i tempi di guarigione?

La fase post-operatoria e, quindi, le tempistiche di guarigione dipendono solo e soltanto dalla tipologia di intervento, o meglio, di tecnica utilizzata dal chirurgo nel corso dell’operazione:

  • miomectomia laparotomica: essendo un intervento molto invasivo richiede generalmente un ricovero ospedaliero di 3 o 4 giorni e dalle 4 alle 6 settimane per il pieno recupero;
  • miomectomia laparoscopica: l’anestesia generale prevede che la paziente rimanga in ospedale per almeno una notte, successivamente servono 2-3 settimane per riprendersi del tutto;
  • miomectomia isteroscopica: se viene fatta in anestesia spinale la paziente può tornare a casa dopo qualche ora dall’intervento e i tempi di recupero sono molto brevi, circa 1 settimana.

Ci sono raccomandazioni pre e post-operatorie?

Se la paziente è dichiarata idonea all’intervento, il medico raccomanda una serie di precauzioni:

  • sospendere l’assunzione di farmaci quali antiaggreganti (come l’aspirina), anticoagulanti e antinfiammatori (i generici FANS);
  • presentarsi, il giorno dell’intervento, a digiuno completo da almeno la sera precedente.

Per quanto riguarda il post-operatorio, è consigliato farsi accompagnare a casa da qualcun altro, soprattutto per via degli effetti collaterali che possono essere causati dall’anestesia.

La miomectomia prevede dei rischi?

Come tipologia di intervento chirurgico, la miomectomia è altamente sicura. Tuttavia, non è esente da rischi e complicazioni (che possono verificarsi durante o a seguito di qualsiasi operazione chirurgica) e, in questo caso, potrebbero insorgere:

  • perdite di sangue eccessive (emorragie): l’utero è un organo molto vascolarizzato e i fibromi non fanno altro che aumentare il numero di vasi sanguigni; di conseguenza, un’incisione chirurgica potrebbe provocare notevoli perdite di sangue;
  • peggioramento dell’anemia: è strettamente collegato alle eccessive perdite di sangue;
    formazione di tessuto cicatriziale: le incisioni e i punti chirurgici possono favorire la nascita di aderenze intra-addominali;
  • aumento del rischio di complicazioni in gravidanza: dopo l’intervento, l’utero diventa più fragile e, in caso di gravidanza, potrebbe rompersi al momento del travaglio. Per evitare ciò, il medico ricorre al parto cesareo;
  • ricorso all’isterectomia: se l’emorragia non si arresta, allora il chirurgo potrebbe procedere con la rimozione totale dell’utero.

Si può eseguire la miomectomia in gravidanza?

Lo stato di gravidanza può favorire la formazione di fibromi uterini che, di solito, vengono rimossi dopo il parto. In rare occasioni, però, potrebbe essere necessario rimuoverli prima della nascita del bambino.

Si può avere una gravidanza dopo la miomectomia?

Sì, una paziente che è stata sottoposta a miomectomia può avere figli, ma dovrebbe aspettare almeno 90 giorni prima di ricercare una gravidanza; l’utero, infatti, ha bisogno di circa 3 mesi per guarire completamente.

Altri articoli