Endometriosi: sintomi e cure

Endometriosi: sintomi e cure

L’endometriosi è una patologia di natura benigna che, secondo le stime, colpisce circa il 10% delle donne in età fertile; la diagnosi, infatti, viene effettuata di solito tra i 25 e i 35 anni, anche se la malattia potrebbe iniziare molto prima. In Europa, sono circa 16 milioni le donne affette da endometriosi.

Che cos’è l’endometriosi ovarica?

In termini più specifici, l’endometriosi può essere identificata con un’infiammazione cronica benigna degli organi genitali femminili e del peritoneo pelvico, la cui causa è da ricondurre alla presenza anomala di cellule endometriali che, di norma, dovrebbero trovarsi solo all’interno dell’utero.

Molto spesso, l’endometriosi è del tutto asintomatica; quando è accompagnata da sintomi, invece, si manifesta generalmente con:

Il primo campanello di allarme è, quindi, il dolore, talmente costante e lancinante da non alleviarsi nemmeno dopo l’assunzione di antidolorifici e/o antispastici.

I 4 stadi dell’endometriosi

L’endometriosi, in base a parametri che ne misurano la gravità e l’estensione, è stata classificata in 4 fasi distinte e separate che, a loro volta, vengono trattate in maniera diversa:

  • stadio 1 – endometriosi minima: l’estensione della malattia è minima e presenta solo pochi millimetri di tessuto endometriale al di fuori dell’utero, di solito localizzati superficialmente sui tessuti;
  • stadio 2 – endometriosi lieve: presenta maggiori lesioni, tendenzialmente più profonde;
  • stadio 3 – endometriosi moderata: l’estensione della patologia è maggiore, presenta cisti ovariche e tessuto aderenziale e/o cicatriziale tra gli organi pelvici;
  • stadio 4 – endometriosi grave: le lesioni sono tante e profonde e sono presenti voluminose cisti su una o su entrambe le ovaie.

Quali sono le cause dell’endometriosi?

Sulle cause dell’endometriosi non ci sono certezze, né tantomeno fattori universali scatenanti. Esistono invece, delle teorie che cercano di spiegare come mai insorga la patologia:

Teoria della mestruazione retrograda

Secondo la teoria della mestruazione retrograda, alcuni gruppi di cellule dell’endometrio, che si sfaldano durante le mestruazioni, passerebbero attraverso le tube di Falloppio per depositarsi nella cavità addomino-pelvica, dove si impianterebbero dando vita alle cosiddette “isole endometriosiche”.

Teoria della disseminazione per via linfatica ed ematica

La teoria della disseminazione per via linfatica ed ematica, invece, sostiene che le cellule dell’endometrio, attraverso il sangue o il sistema linfatico, potrebbero raggiungere altri organi, come i polmoni o i reni. Questo spiegherebbe la presenza di endometrio al di fuori della cavità pelvica, che non potrebbe dipendere dal trasporto retrogrado.

Teoria metaplasica

Con la teoria metaplastica, poi, si pensa che le cellule del peritoneo possano andare incontro (per motivi sconosciuti) a una mutazione in cellule dell’endometrio. Se questa teoria fosse reale, potrebbe finalmente spiegare la formazione di tessuto endometriale nella vescica e nella prostata in soggetti maschili.

Teoria ormonale

Proseguendo, c’è anche la teoria ormonale, secondo cui l’endometriosi disperderebbe l’attività degli estrogeni che, durante la pubertà femminile, spingerebbero alcune cellule a trasformarsi in cellule endometriali.

Teoria della predisposizione genetica

Secondo la teoria della predisposizione genetica, l’endometriosi sarebbe in un certo senso ereditaria. Questa convinzione si basa sull’osservazione che un numero non indifferente di donne affette da endometriosi abbiano un parente di I grado di sesso femminile con la stessa patologia.

Teoria dell’impianto iatrogeno

Successivamente, si ha la teoria dell’impianto iatrogeno, che sostiene come ci sia la possibilità di impianto di tessuto endometriale sulle cicatrici chirurgiche, effettuate a seguito di parti cesarei o isterectomia.

Teoria dell’alterazione immunitaria endoperitoneale

Infine, secondo la teoria dell’alterazione immunitaria endoperitoneale, il sistema immunitario riconoscerebbe come estranee tutte quelle cellule endometriali confluite nella cavità addominale, per poi eliminarle attraverso le mestruazioni. Se qualcosa dovesse incepparsi, alcune cellule endometriali riuscirebbero non solo a sopravvivere, ma anche a moltiplicarsi.

Endometriosi e fattori di rischio

A prescindere dalle varie teorie in circolazione sulle cause dell’endometriosi, esistono anche dei fattori predisponenti, che rendono alcuni soggetti più esposti a contrarre la patologia:

  • nulliparità, cioè donne che non hanno mai partorito;
  • menarca in età precoce;
  • menopausa in età avanzata;
  • cicli mestruali brevi (inferiori a 27 giorni);
  • mestruazioni prolungate (oltre i 7 giorni);
  • alti livelli di estrogeni nell’organismo;
  • eccessivo consumo di alcol;
  • familiari con endometriosi;
  • presenza di anomalie uterine.

Quali sono i sintomi dell’endometriosi?

Come accennato precedentemente, l’endometriosi può essere del tutto asintomatica, oppure manifestarsi con una serie di sintomi (in primis il dolore) che, se non sottovalutati, possono consentire una diagnosi precoce. Ecco i principali ai quali prestare attenzione:

Dolore pelvico

Il dolore pelvico si estende nella parte inferiore del tronco, quindi al di sotto dell’ombelico. Può essere acuto (quando non dura per oltre 2-3 mesi) o cronico (se persiste per oltre 6 mesi). Una diagnosi di dolore pelvico in una donna è difficile da ottenere, soprattutto perché si tratta di un disturbo che può avere cause di origine diversa:

  • ginecologica;
  • riproduttiva;
  • gastrointestinale;
  • urinaria;
  • muscolo-scheletrica.

Il dolore pelvico cronico, poi, può essere anche legato a fattori emotivi, mentali e psicologici e accompagnato da nausea, diaforesi, apprensione.

Dismenorrea

La dismenorrea consiste in un forte dolore avvertito durante le mestruazioni e, a differenza di quello che si possa pensare, non è assolutamente una condizione fisiologica normale, anzi: è un sintomo al quale bisogna prestare attenzione, nonché un campanello di allarme che deve spingere la paziente a chiedere il parere del ginecologo.

Dispareunia

La dispareunia è la sensazione di dolore durante un rapporto sessuale. Esattamente come la dismenorrea non è normale e necessita di accertamenti e approfondimenti. Potrebbe essere, infatti, il sintomo di un endometriosi profonda, cioè di quella che si annida nel connettivo pelvico intorno all’utero basso o alla vagina, o tra vagina e retto o, ancora, tra vescica e vagina.

Disagio rettale

Infine, il disagio rettale comprende una serie di sintomi che si manifestano a carico, appunto, del retto e consistono in:

  • tenesmo rettale (sensazione di dover andare in bagno);
  • fitte nel retto o punture di spillo;
  • difficoltà a stare in posizione seduta;
  • senso di peso posteriore.

Questi sintomi possono indicare un’endometriosi localizzata nel comparto posteriore pelvico tra utero, vagina e retto.

Come avviene la diagnosi dell’endometriosi?

Se fino a qualche anno fa l’endometriosi era una patologia quasi del tutto sconosciuta, ultimamente sono stati compiuti numerosi passi avanti non solo sul fronte della prevenzione, ma anche della diagnosi e del trattamento. In merito al secondo punto, la patologia può essere diagnosticata tramite:

  • anamnesi accurata: il ginecologo deve porre domande specifiche alla paziente in modo da captare qualsiasi segnale che possa far sospettare la presenza di endometriosi;
  • visita ginecologica: può mostrare fissità degli organi pelvici, il che può riportare all’endometriosi;
  • ecografia transvaginale e/o transrettale e transaddominale: permettono di visualizzare le formazioni cistiche endometriosiche a carico di ovaie, utero, setto retto vaginale e altri organi interni;
  • rettosigmoidoscopia e clisma opaco: si rivelano utili in caso di endometriosi intestinale;
  • RM addomino-pelvica con MDC: è suggerita solo in casi particolari, soprattutto quando l’endometriosi può interessare organi non ginecologici.

In ogni caso, la tecnica più accurata per fornire una diagnosi significativa e precisa risiede nella laparoscopia, un intervento chirurgico che asporta la formazione endometriosica da spedire in laboratorio per eseguire un opportuno esame istologico.

Quali sono le conseguenze dell’endometriosi?

A parte i sintomi (spesso invalidanti) elencati precedentemente, l’endometriosi può dar vita a due conseguenze o complicanze importanti: la sterilità e la degenerazione maligna dell’endometrio ectopico.

Endometriosi e sterilità

La sterilità interessa circa il 30-40% delle pazienti affette da endometriosi di gravità media o severa. É la complicanza più diffusa e conosciuta e si manifesta, in genere, quando l’endometrio ectopico altera i rapporti anatomici tra ovaio e tube di Falloppio, oppure danneggia l’ovaio. In poche parole, si innesca un impedimento meccanico al concepimento.

Vi sono, comunque, dei casi di sterilità da endometriosi in cui l’interazione in questione non è particolarmente profonda, né grave; di conseguenza, le cause di un’eventuale sterilità sarebbero da ricercare in altro, come a meccanismi autoimmuni che lesionano spermatozoi o embrione, oppure a un utero ostile al concepimento.

Chi soffre di endometriosi può avere figli?

Come già detto, l’endometriosi causa sterilità nel 30-40% delle donne che ne soffrono; tuttavia, esiste un buon 60-70% delle pazienti che riesce sia a concepire, sia a portare a termine la gravidanza.

Endometriosi e degenerazione maligna dell’endometrio ectopico

Il rischio di degenerazione maligna dell’endometrio ectopico in pazienti affette da endometriosi è molto scarso, si aggira intorno al 3-8%, e si manifesta soprattutto quando la patologia riguarda strettamente le ovaie.

Come guarire da endometriosi?

Quando si parla di endometriosi la prognosi finale dipende sempre da numerosi fattori, alcuni conosciuti, altri meno. I trattamenti che si hanno oggi a disposizione, purtroppo, non si rivelano efficaci per tutte le pazienti; secondo alcune statistiche, ad esempio, il 20-40% delle pazienti che si sottopongono a intervento chirurgico manifestano una recidiva nell’arco dei 5 anni successivi.

Detto questo, quando le cure fanno effetto i miglioramenti sono evidenti, soprattutto a livello sintomatologico e nelle donne in età fertile che, finalmente, possono diventare mamme. I trattamenti eseguiti sono solitamente due:

Terapie chirurgiche

La terapia chirurgica si basa sulla laparoscopia, con la quale si effettuano piccoli fori nella parete addomino-pelvica in modo mini invasivo, o sulla laparotomia, che viene eseguita con incisione tradizionale solo nei casi più gravi e severi. I tempi di recupero, solitamente, sono piuttosto brevi.

Terapie mediche

Le terapie mediche vengono proposte generalmente alle pazienti che manifestano uno o più sintomi, o che si sono già sottoposte a intervento chirurgico e desiderano prevenire recidive. I farmaci più comunemente utilizzati sono i composti a base di progesterone o le associazioni estro progestiniche (le classiche pillole contraccettive), da monitorare nel corso del tempo per valutare se funzionino in modo efficace e duraturo.

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