Come calcolare le settimane di gravidanza nei trattamenti PMA

Come calcolare le settimane di gravidanza nei trattamenti PMA

Il primo a stabilire la durata di una gravidanza è stato Ippocrate: 280 giorni, cioè 40 settimane. Sono numerosi i fattori che incidono sulla durata di una gestazione ma, in linea di massima, il parto avviene tra la 38esima e la 42esima settimana.

Queste indicazioni valgono quando il concepimento avviene in modo naturale e la data orientativa del parto di calcola partendo dal primo giorno dell’ultimo ciclo mestruale; ma come avviene il calcolo dell’ipotetica data quando si ha a che fare con una PMA, cioè una procreazione medicalmente assistita?

Bisogna innanzitutto partire dal presupposto che qualsiasi trattamento PMA si riferisce alle modalità di fecondazione dell’ovulo femminile e non interferisce in alcun modo sui tempi e sulle caratteristiche della gravidanza. In ogni caso, dato che ogni tipologia di fecondazione assistita segue un iter ben preciso, è possibile stabilire con esattezza il momento in cui avviene il concepimento, in modo da calcolare di conseguenza la probabile data del parto.

Tecniche di procreazione medicalmente assistita

In medicina esistono diversi trattamenti PMA, che si suddividono in I e II livello: nel primo caso si parla di inseminazione intrauterina semplice, che consiste nell’inserimento del seme maschile nella cavità uterina; nel secondo caso, invece, si tratta di:

In tutti i casi finora elencati, per calcolare il numero effettivo delle settimane di gravidanza bisogna tenere conto di due date: quella dell’inseminazione dell’ovocita e quella dell’ultimo ciclo mestruale.

Calcolo delle settimane di gravidanza con fecondazione FIVET

La FIVET consiste nella tecnica di fecondazione assistita in vitro che prevede l’unione dei gameti in laboratorio e il trasferimento degli embrioni nell’utero della donna. Il procedimento si svolge seguendo questi step:

  • si stimolano le ovaie con trattamento farmacologico;
  • si prelevano gli ovociti;
  • si raccolgono gli ovociti;
  • si esegue la fecondazione;
  • si sviluppano gli embrioni;
  • si impiantano gli embrioni nell’utero dopo circa 5 giorni dal loro sviluppo.

La data del “concepimento” in una FIVET corrisponde al giorno dell’impianto, anche se la fecondazione in laboratorio avviene 48 ore prima; di conseguenza, per calcolare con precisione la data del parto bisogna partire dal giorno dell’impianto e aggiungere 270 giorni o 38 settimane. Esattamente come per le gravidanze naturali, anche in questo caso la data finale è molto approssimativa.

Calcolo delle settimane di gravidanza con fecondazione ICSI

La procedura di fecondazione ICSI (Intra-Cytoplasmic Sperm Injection) viene ampiamente utilizzata in caso di infertilità maschile. Consiste nell’iniezione di un unico spermatozoo nel citoplasma, cioè la membrana che avvolge il nucleo, di un solo uovo femminile. Non appena fecondato, l’embrione viene prelevato e trasportato nell’utero della madre. Nello specifico:

  • si stimolano le ovaie per ottenere una crescita follicolare multipla;
  • si prelevano gli ovociti;
  • si raccoglie il liquido seminale;
  • si inseminano gli ovociti in laboratorio;
  • si esegue la fecondazione in vitro;
  • si impianta l’embrione nell’utero.

Calcolare la data del concepimento, in questo caso, è semplice: basta sottrarre 14 giorni alla data dell’inseminazione dell’ovocita. Le settimane di gravidanza, quindi, possono essere calcolate a partire da questo momento, esattamente come avviene per un concepimento naturale. Il parto dovrebbe avvenire intorno alla 40esima settimana dall’inizio dell’ultimo ciclo mestruale o intorno alla 38esima settimana dopo la procreazione assistita.

Quando fare il test di gravidanza

Dopo essersi sottoposta a un trattamento PMA, la futura mamma può eseguire un test di gravidanza 2 settimane dopo il trasferimento degli embrioni; il risultato ottenuto dovrebbe corrispondere alla quarta settimana di gestazione, dato che il 14esimo giorno dopo l’impianto corrisponde al primo mese di gravidanza. Più semplicemente, è come se l’ultima mestruazione avvenga 2 settimane prima del trasferimento embrionale.

Monitoraggio dei trimestri della gravidanza nei trattamenti PMA

Il termine “trimestre” è largamente usato quando si parla di una gravidanza, che si tratti di concepimento naturale o medicalmente assistito. Anche nei trattamenti PMA, quindi, è importante monitorare la situazione nei vari trimestri successivi all’impianto, in modo da tenere sotto controllo anche e soprattutto il corretto sviluppo del feto.

I trimestre

Si estende dalla prima alla 12esima settimana. In questa fase ci si accerta della reale presenza di una gravidanza e si effettua una prima ecografia, che permette di valutare se il feto sia posizionato dentro l’utero e se goda di una corretta anatomia. Gli esami da eseguire sono diversi e probabilmente nausea e vomito saranno i protagonisti indiscussi.

II trimestre

Comprende il periodo che va dalla 13esima alla 26esima settimana, durante le quali si eseguono diversi test per verificare il corretto sviluppo del feto. Le nausee si riducono, la mamma tende a stare meglio e il feto non è ancora grande abbastanza da “gravare” sul peso materno. In questa fase è anche possibile scoprire il sesso del nascituro.

III trimestre

L’ultimo trimestre comprende le settimane che vanno dalla 27esima fino al momento del parto, caratterizzate da mal di schiena e piedi gonfi. Alla futura mamma è consigliato, infatti, praticare una leggera attività fisica quotidiana e controllare l’aumento di peso, oltre che seguire un corso pre-parto per essere in grado di riconoscere i sintomi che indicano che il bambino è pronto a venire al mondo.

Le visite ginecologiche dovrebbero essere eseguire ogni 4 settimane fino alla 36esima settimana, ogni 2 settimane fino alla 38esima e ogni settimana fino al parto; questo aiuta a tenere sotto controllo lo stato della placenta e il livello di liquido amniotico. Inoltre, in questa fase si eseguono:

  • un tampone vaginale per escludere la presenza di eventuali infezioni (come lo streptococco) che potrebbero essere trasmesse al bambino durante il parto;
  • un ultimo esame del sangue;
  • un controllo della pressione arteriosa.

Intorno alla 40esima settimana, infine, inizia il monitoraggio fetale che consente di monitorare la frequenza cardiaca del nascituro e le contrazioni uterine.

Considerando che soprattutto l’ultima fase della gravidanza è sempre delicata, intensa, ricca di emozioni quanto di dubbi, è necessario che la futura mamma sia sempre in contatto con il proprio ginecologo, al quale rivolgersi per ottenere risposte alle proprie domande ed essere rassicurata per arrivare al momento del parto opportunamente serena e preparata.

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